mercoledì 11 gennaio 2023

Corso filosofi: Lezione 14 Spengler Hartmann Schlick Jaspers

 Oswald Spengler 1880

https://youtu.be/MFcU0hDxi3Y


Oswald Spengler è stato un filosofo, storico e teorico tedesco, noto principalmente per il suo lavoro "Der Untergang des Abendlandes" (Il tramonto dell'Occidente). Nato il 29 maggio 1880 a Blankenburg, nell'Impero tedesco, e morto il 8 maggio 1936 a Monaco di Baviera, Spengler è stato una figura importante nel panorama intellettuale del suo tempo. "Il tramonto dell'Occidente", pubblicato in due volumi nel 1918 e nel 1922, è l'opera più conosciuta di Spengler. In questo lavoro, egli ha sviluppato una prospettiva storica e filosofica che proponeva un'interpretazione ciclica della storia delle civiltà umane. Spengler affermava che le culture umane seguono un ciclo di crescita, sviluppo, declino e caduta, e ha identificato diverse fasi nella storia delle civiltà. Secondo la teoria di Spengler, le culture hanno una fase di giovinezza, una fase di maturità e una fase di declino, paragonando le civiltà a organismi biologici. Egli ha applicato questa teoria a diverse civiltà, tra cui la civiltà greca, la civiltà romana, la civiltà egizia e l'Occidente europeo. La sua prospettiva era pessimistica riguardo al futuro dell'Occidente, vedendo nella modernità e nella società borghese un segno del declino. "Il tramonto dell'Occidente" ha suscitato reazioni contrastanti e controversie, alcuni lo hanno elogiato come una visione profetica della storia, mentre altri l'hanno criticato per la sua mancanza di rigore scientifico e per la sua tendenza al fatalismo. Tuttavia, il lavoro di Spengler ha influenzato notevolmente il pensiero storico e filosofico del XX secolo. Oltre al suo lavoro principale, Spengler ha scritto altri libri e saggi, tra cui "Preußentum und Sozialismus" (Prussianesimo e Socialismo) e "Jahre der Entscheidung" (Anni di Decisione), che approfondiscono i suoi punti di vista sulla storia, la cultura e la società. La sua eredità intellettuale continua a essere oggetto di studio e discussione nel campo della storia e della filosofia.

Nicolaj Hartmann 1882
https://youtu.be/W0lsL1FgVc0?si=CAvu_sYqTKUf5-H8

 Nicolaj Hartmann filosofo (Riga 1882 - Gottinga 1950). Insegnò nelle univ. di Marburgo, Colonia, Berlino, Gottinga. H. si ricollega alla fenomenologia husserliana e al neokantismo della scuola di Marburgo, che però sposta sul piano di un intransigente realismo gnoseologico. Egli inoltre afferma la priorità del problema dell'essere sul problema del conoscere e la centralità della metafisica, la quale, a differenza della metafisica classica, deve limitarsi a conoscere l'irriducibile insolubilità e, nello stesso tempo, l'inevitabilità dei problemi fondamentali. Opere principali: Grundzüge einer Metaphysik der Erkenntnis (1921); Philosophie des deutschen Idealismus (2 voll., 1923-29); Ethik (1926); Zum Problem der Realitätsgegebenheit (1931); Das Problem des geistigen Seins (1932); Zur Grundlegung der Ontologie (1935); Möglichkeit und Wirklichkeit (1938); Der Aufbau der realen Welt (1940); Neue Wege der Ontologie (1942); Philosophie der Natur (1950); Kleinere Schriften (post., 3 voll., 1955-58).

Moritz Schlick 1882
https://youtu.be/vgHwO-GUHTc?si=bYfWLAkn9X-IH6Td

Moritz Schlick filosofo tedesco (Berlino 1882 - Vienna 1936). Conseguì il dottorato con Planck a Berlino nel 1904. Insegnò poi nelle univv. di Rostock (1911-17) e di Kiel (1921) e nel 1922 ottenne la cattedra di filosofia delle scienze induttive nell’univ. di Vienna, città dove divenne uno degli animatori del Circolo di Vienna, centro di diffusione della nuova filosofia scientifica neopositivistica. Diresse con Philipp Frank la collezione di studi neopositivisti in cui apparve il suo saggio Fragen der Ethik (1930; trad. it. Problemi di etica e Aforismi). Fu assassinato da uno studente. Già nella sua prima opera significativa, Raum und Zeit in der gegenwärtigen Physik (1917; trad. it. Spazio e tempo nella fisica contemporanea), S. aveva sviluppato, sotto l’influenza dell’epistemologia di Helmholtz e di Poincaré, e in base a un’analisi della teoria relativistica einsteiniana, una critica radicale delle posizioni gnoseologiche kantiane, specie della concezione del sintetico a priori, mostrando l’impossibilità dell’assolutizzazione kantiana della fisica newtoniana, la convenzionalità di alcuni assunti scientifici e il costante rimando delle teorie scientifiche a una fase empirica. Successivamente nella sua Allgemeine Erkenntnislehre (1918; trad. it. Teoria generale della conoscenza) S. estendeva la sua critica all’intero ambito della conoscenza, sottolineando l’esaustività della distinzione tra proposizioni analitiche e proposizioni sintetiche a posteriori e approdando a una forma di realismo critico. Proponeva inoltre un criterio di demarcazione tra proposizioni scientifiche e proposizioni metafisiche, considerando queste ultime formazioni linguistiche in contraddizione con le regole del linguaggio, visto come rispecchiamento del reale. Il contatto con Wittgenstein e con Carnap condusse più tardi S. a concepire come compito della filosofia non più l’acquisizione di conoscenze, ma la riflessione critica sui metodi e sui concetti della scienza mediante l’applicazione dell’analisi logica del linguaggio. La chiarificazione preliminare del significato dei termini in esame consente così a S. la purificazione dei concetti scientifici dai fraintendimenti metafisici e la critica analitica di importanti posizioni filosofiche contemporanee. Di notevole importanza l’equazione da lui proposta tra criterio di significanza e criterio di verifica (il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica), fonte di accese polemiche nell’ambito del Circolo di Vienna. S. elaborò anche una sua riflessione etica, concependo l’etica come scienza di fatti, non normativa, e tentando, mediante un’analisi dei valori, la fondazione empirica dell’eudemonismo: saranno eticamente valide solo quelle azioni cui si accompagni un’esperienza gioiosa, quella tipica del gioco e dell’età giovanile. Tra le sue opere si segnalano: Lebensweisheit. Versuch einer Glückseligkeitslehre (1908); Vom Sinn des Lebens (1927); Gesammelte Aufsätze 1926-36 (post., 1938); Gründzuge der Naturphilosophie (post., 1948); Natur und Kultur (a cura di J. Rauscher, post., 1952); Aphorismen (post., 1962; trad. it. Problemi di etica e Aforismi).

Karl Jaspers 1883

https://youtu.be/tHU3r4oJrT0?si=zcFBkzSawHpWw_IF



Jaspers
Karl. - Psicologo e filosofo tedesco (Oldenburg 1883 - Basilea 1969). Uno tra i maggiori esponenti dell'esistenzialismo tedesco, il suo pensiero si è svolto fondamentalmente in tre fasi: della psichiatria (Allgemeine Psychopathologie1913Gesammelte Schriften zur Psychopathologie1963), della psicologia (Psychologie der Weltanschauungen1919) e della filosofia (Philosophie3 voll., 1932). Di quest'ultima egli individuò come obiettivo principale la "chiarificazione esistenziale" (Existenzerhellung): l'esistenza è ricerca dell'Essere che tutto abbraccia e che, in quanto tale, rimane sempre trascendente, rivelandosi soltanto in "situazioni-limite" (Grenzsituationen), come la morte, in cui l'uomo va incontro allo "scacco". Nel campo del pensiero psichiatrico, J. ha portato notevoli contributi, applicando i concetti della psicologia comprensiva alle concezioni clinico-nosografiche di E. Kraepelin  Laureato in medicina, prof. di psicologia all'univ. di Heidelberg (1916-20), di filosofia ivi (1921-37 e 1945-47) e all'univ. di Basilea (dal 1948); nel 1967 assunse la nazionalità svizzera. Uno dei maggiori esponenti dell'esistenzialismo contemporaneo, J. tende a una filosofia del singolo esistente, secondo l'esigenza dell'ispiratore dell'esistenzialismo, S. Kierkegaard: a una filosofia non come indagine oggettiva, ma come "chiarificazione esistenziale" (ted. Existenzerhellung). In tale chiarificazione l'"esistenza" si rivela come ricerca che l'io fa di sé in quanto ricerca dell'essere. Ma l'essere, che l'io ricerca e a cui si rapporta, è solo un oggetto, un essere particolare e determinato, e non già l'Essere, che è di là da esso oggetto, e pure lo abbraccia e congloba in sé (ted. das Umgreifende: il Tutto circoscrivente o abbracciante). Ciò vuol dire che l'Essere è trascendente e, in quanto tale, non può essere colto dall'esistenza. La trascendenza dell'Essere si rivela particolarmente in "situazioni-limite" (ted. Grenzsituationen), necessarie e non mutabili dall'uomo (tali, per es., l'essere fatalmente destinato alla morte, il non poter vivere senza lotta e dolore), per cui l'uomo, nel tentativo di superarle, va fatalmente incontro allo "scacco" o "naufragio". In questa conclusione negativa si risolve l'esistenzialismo dello J., il quale però in opere più tarde (Nietzsche und das Christentum1946Von der Wahrheit1947Der philosophGlaube1948Vom Ursprung und Ziel der Geschichte1949Vernunft und Widervernunft in unserer Zeit1950Einführung in die Philosophie1950Rechenschaft und Ausblick1951Die grossen Philosophen1957Philosophie und Welt1958Werk und Wirkung1963Die Hoffnungen unserer Zeit1963Nikolaus Cusano1964Schicksal und Wille1967) sembrava avviato verso una significazione positiva dell'esistenza. Nel periodo più acuto della guerra fredda J. ha preso posizione sui temi più cruciali emersi nella politica internazionale e tedesca in varî scritti, che hanno suscitato larghi dibattiti: Die Atombombe und die Zukunft des Menschen1958Freiheit und Wiedervereinigung1960Lebensfragen der deutschen Politik1963Hoffnung und SorgeSchriften zur deutschen Politik 1945-65, 1965Wohin treibt die Bundesrepublick?1966.


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