giovedì 12 gennaio 2023

Corso filosofi del XX Secolo: Lezione 3 Aron Lévinas Lévi-Strauss

Raymond Aron 1905

https://youtu.be/veonEaz2-88




Raymond Claude Ferdinand Aron (Parigi, 14 marzo 1905 – Parigi, 17 ottobre 1983) è stato un filosofo, sociologo, storico e politologo francese. Compagno di scuola di Jean-Paul Sartre e Paul Nizan all'École normale supérieure, divenne, al tempo dei totalitarismi dominanti nel mondo, un ardente promotore del liberalismo moderno, controcorrente rispetto al prevalente milieu intellettuale di sinistra e pacifista. Egli denunciò nel suo libro L'oppio degli intellettuali la fascinazione che l'ideologia marxista riscosse in Francia nel XX secolo: una moda che riposava su miti politici, idolatria della storia e alienazione dell'elite.
Inizia la professione di insegnante al liceo di Le Havre (1933-34). Poi si trasferisce a Parigi. Nella capitale lavora e studia: è professore presso l'École Normale Supérieure (dove svolge anche l'incarico di segretario del centro di “Documentation sociale” dell'istituto) e studia Lettere. Nel 1938 si laurea; nello stesso anno pubblica i suoi primi due libri: una Introduzione alla filosofia della storia ed un saggio sulla teoria della storia nella Germania contemporanea. Nel 1939 decide di cambiare università: è professore incaricato di filosofia sociale presso la Facoltà di lettere di Tolosa. Dal 1939 al 1940 partecipa al secondo conflitto mondiale nell'esercito francese. Dopo la presa nazista di Parigi (23 giugno 1940) si trasferisce in Inghilterra. A Londra, rincontra Charles de Gaulle. Durante il periodo inglese è impegnato nelle Forze francesi libere.
Nel 1945 ritorna a Parigi, dove si stabilisce definitivamente. Il suo primo incarico accademico è svolto alla Scuola nazionale d'amministrazione di Parigi (1945-47). Dal 1948 al 1954 insegna all'Istituto di studi politici della capitale.
Dopo la Liberazione, lavora per un certo periodo al ministero dell'Informazione, diretto dall'amico André Malraux. In più, s'impegna al fianco del Raggruppamento del Popolo Francese (RPF), il primo partito fondato da de Gaulle, nel 1947.
La cultura francese ha spesso contrapposto Raymond Aron a Jean-Paul Sartre. Considerati tra i massimi intellettuali del secondo dopoguerra, amici nella vita, furono gli epigoni di due stili diversi: Aron l'intellettuale «controcorrente», Sartre la personificazione del «maître à penser».
Nati nello stesso anno, i due effettuarono un percorso culturale comune. I differenti stili intellettuali emersero presto e le loro vicende si separarono nel 1940, quando Parigi fu occupata dai nazisti. Aron seguì Charles de Gaulle a Londra, mentre Sartre rimase nella capitale occupata dai nazisti.
Dopo la fine della guerra Aron denunciò i crimini del totalitarismo comunista. Quindi si schierò contro l'ideologia marxista, venendo a scontrarsi più volte con Sartre. Durante gli anni della contestazione, quando le piazze erano infiammate, Aron prese le distanze dai movimenti. Nel 1968 coniò il termine groupuscules per bollare la tendenza volta all'esasperazione ideologica dell'estrema sinistra.
Nel 1975 denunciò lo scandalo dei «boat people», i rifugiati vietnamiti scappati con ogni mezzo dall'inferno del regime comunista. Il ruolo di intellettuale scomodo, in questo caso, risultò vincente: lo stesso Sartre riconobbe la correttezza della sua valutazione.
Il totalitarismo
Definizione di totalitarismo: «Mi sembra che i 5 elementi principali siano i seguenti:
Il fenomeno totalitario sopraggiunge in un regime che concede ad un partito il monopolio dell'attività politica. Questo partito è animato o armato da un'ideologia alla quale conferisce un'autorità assoluta e che, di conseguenza, diventa la verità ufficiale dello stato. Per diffondere questa verità ufficiale, lo stato si riserva a sua volta un doppio monopolio: il monopolio dei mezzi per l'uso della forza e quello dei mezzi di persuasione. L'insieme dei mezzi di comunicazione, radio, televisione, stampa, viene diretto dallo stato e da coloro che lo rappresentano. La maggior parte delle attività economiche e professionali sono subordinate allo stato e vengono, in un certo qual modo, integrate nello stato stesso. Così come lo stato è inseparabile dalla sua ideologia, la maggior parte delle attività economiche e professionali viene “colorata” dalla verità ufficiale. Essendo ormai tutte le attività, attività di stato, ed essendo tutte le attività subordinate all'ideologia, un errore commesso nell'ambito di un'attività economica o professionale diventa al contempo un errore ideologico. Ne scaturisce, in ultima istanza, una politicizzazione, una trasfigurazione ideologica di tutti gli errori che è possibile commettere e, in conclusione, un terrore al contempo poliziesco ed ideologico. Il fenomeno è perfetto allorché tutti questi elementi si realizzano insieme in maniera compiuta».
Le relazioni internazionali
Per Aron, le relazioni internazionali hanno una loro specificità, essendo ben distinte dalla politica interna degli stati. Nelle relazioni internazionali, vi è una certa «legittimità e legalità nel ricorso per primi alla forza armata»: «Max Weber definiva lo stato come colui che detiene il monopolio della violenza legittima. Noi diciamo che la società internazionale è caratterizzata dall'assenza di un'istanza che detenga il monopolio della violenza legittima.»
Ogni stato può ricorrere alla guerra per tre motivi: la potenza; la sicurezza; la gloria.
Aron definisce i sistemi internazionali come degli «insiemi di unità che interagiscono regolarmente, suscettibili di essere implicati in una guerra generale». «La caratteristica di un sistema internazionale è la configurazione dei rapporti di forza».
Egli distingue tra sistemi multipolari e bipolari, così come distingue tra sistemi omogenei (quelli costituiti da stati di uno stesso tipo, che hanno cioè la stessa concezione della politica), e sistemi eterogenei (quelli in cui gli stati sono organizzati secondo principi diversi ed esigono valori contrastanti).
Infatti, la condotta di uno stato non è soltanto governata dai rapporti di forza. Gli interessi nazionali non possono essere definiti senza tener conto dell'ideale politico di uno stato. Il sistema internazionale è determinato dai valori che esistono in seno agli stati, e questi valori influenzano la stabilità del sistema.

Emmanuel Lévinas 1906

 










 
Emmanuel Lévinas (Kaunas, 12 gennaio 1906 – Parigi, 25 dicembre 1995) è stato un filosofo e accademico francese di origini ebraico-lituane.
A partire dal 1931 risiede a Parigi, dove insegna all'École normale israelite orientale (assumendone la direzione dal 1946 al 1961). Ivi ha modo d'incontrare Lacan, Merleau-Ponty, Aron, e di frequentar. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1939, Lévinas, chiamato alle armi, è catturato dai nazisti e condotto in un campo di concentramento col numero 1492. Lévinas mise insieme delle annotazioni, che saranno pubblicate postume, nel 2009, col titolo di Quaderni di prigionia.
Lontano dagli -ismi coevi (esistenzialismo, marxismo), Lévinas non aderì al movimento comunista, in quanto «rimanere non comunista significava conservare la propria libertà di giudizio in uno scontro di forze». Critico nei confronti dello strutturalismo, Lévinas si oppone a Lévi-Strauss. Nel 1961, vede la luce il capolavoro lévinasiano, Totalità e Infinito. Saggio sull'esteriorità e, fra il 1964 e il 1976, insegna nelle università di Poitiers (1964 – 1967), di Paris-Nanterre (1967 –1973) e alla Sorbona (1973–1976). All'indomani delle contestazioni del 1968, l'Autore dichiarerà la propria distanza da quel fenomeno che sembrava aver condannato tutti i valori come prodotti borghesi
Insignito nel 1989 del Premio Balzan per la Filosofia, Lévinas muore a Parigi nel 1995, concludendo una lunga carriera intellettuale che lo fece considerare una «delle alternative più geniali ed affascinanti, alla crisi dei sistemi totalizzanti, come lo storicismo idealistico e quello marxistico, e alle tentazioni post-moderne della messa in questione e/o la frantumazione di ogni possibile senso, come nel nietzschianesimo, nello strutturalismo, nel decostruzionismo»
L’opera di Lévinas può essere compresa all’interno del confronto fra logos biblico e logos filosofico. Atene e Gerusalemme insomma sono le vere radici del pensiero europeo e risultano imprescindibili per Lévinas, che proprio in una conversazione con Derrida precisò la sua posizione: «Vede, si parla spesso di etica per descrivere quello che faccio ma in fin dei conti ciò che mi interessa non è l’etica, non solo l’etica, ma il santo, e la santità del santo». Come spiega poi citando Isaia: «La parola io significa eccomi». La responsabilità dell’io, privando l’io del suo egoismo, non per questo lo riduce a momento dell’ordine universale, anzi ne conferma l’unicità: nessuno può rispondere al mio posto. «Che Altri mi riguardino è mio malgrado», aggiunge Lévinas replicando a Sartre.

Claude Lévi-Strauss 1908
https://youtu.be/zdPk0YkeA2c?si=amTYoPDVuP4RYSLj







Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 1º novembre 2009) è stato un antropologo, etnologo e filosofo francese. Antropologo e etnologo, teorico dello strutturalismo, Lévi-Strauss occupa una posizione centrale nel pensiero contemporaneo. Lo strutturalismo lévi-straussiano – che ha scorto, e posto a base di ogni ulteriore riflessione, l'intrinseco carattere strutturale di ogni fenomeno sociale – ha permeato tutte le scienze sociali, la filosofia, la psicologia, la politica (il marxismo) e la storia. I suoi contributi alla psicologia, provengono indirettamente dall'applicazione del metodo strutturalista – per il quale i fenomeni culturali vanno interpretati in riferimento a elementi universali e inconsci rappresentanti la struttura fondante d'ogni cultura – agli studi antropologici della cultura materiale, ponendo a base di ogni fenomeno psicologico l'ipotesi dell'esistenza di sottostanti strutture mentali inconsce, atemporali e universali. Fondamentali poi i suoi studi sulle popolazioni cosiddette “selvagge”, raccolti nelle sue due opere più note al grande pubblico, i classici Tristi Tropici e Il pensiero selvaggio, in cui Lévi-Strauss mette in discussione, partendo da un'analisi di fondo della nozione di cultura come sistema simbolico e semiotico, la presunta superiorità della cultura occidentale – e criticandone altresì la relativa nozione di etnocentrismo e il conseguente umanesimo – rispetto alle cosiddette mentalità primitive, a cui Lévi-Strauss conferisce logicità, pari dignità e rispetto (relativismo culturale). Ha ricevuto diversi riconoscimenti per i suoi studi e le sue ricerche, fra cui il Premio Erasmo nel 1973, il premio Meister Eckhart nel 2003 e molte lauree honoris causa da diverse università straniere. È considerato uno dei padri fondatori dell'antropologia moderna, che si colloca, secondo Edmund Leach, sulla scia dell'opera di James Frazer e Franz Boas. 

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