giovedì 12 gennaio 2023

Corso filosofi del XX Secolo: Lezione 2 Popper Bateson Sartre

Karl Popper 1902

https://youtu.be/p4-xDKVLhMQ


Filosofo della scienza (Vienna 1902 - Croydon 1994). Tra i maggiori filosofi della scienza del sec. 20º, ha esercitato grande influenza per la sua concezione fallibilistica della conoscenza e del metodo scientifico. Pur vicino alle posizioni del «Circolo di Vienna», non ne accettò il criterio di significanza, che faceva consistere il senso delle asserzioni scientifiche nella loro verificabilità empirica (1935; trad. ingl. The logic of scientific discovery/">discovery1959, da cui la trad. it. 1970) e tendeva inoltre a recuperare questioni da quello escluse come non pertinenti all'ambito scientifico, quali i problemi sociologici e storiografici. Sottolineando l'impossibilità logica di derivare asserzioni universali (leggi scientifiche) da asserzioni singolari descriventi osservazioni empiriche, P. pose radicalmente in discussione il valore e l'esistenza stessa dei procedimenti induttivi.  Dopo l'occupazione nazista dell'Austria emigrò in Nuova Zelanda, dove insegnò filosofia fino al 1945 alla Canterbury University di Christchurch, per poi passare, su invito di F. A. von Hayek, alla London school of economics, dove insegnò logica e metodo scientifico fino al 1969. Fu inoltrevisiting professor in varie università statunitensi ed europee. Nominato baronetto nel 1965, fu membro della Royal Society, della British Academy, dell'Académie internationale de philosophie de science/">science e, dal 1982, socio straniero dei Lincei. Sin dalla sua prima opera, la già citata Logik der Forschung, sulla base di un'asimmetria tra verificazione e falsificazione, per la quale un numero per quanto elevato di conferme non è mai sufficiente a verificare in modo conclusivo un'asserzione universale (prototipo delle leggi scientifiche) mentre un solo esempio negativo basta a invalidarla, P. ha ravvisato nella «falsificabilità» la caratteristica delle teorie scientifiche (caratteristica che le distingue dalle dottrine metafisiche) e nel metodo ipotetico-deduttivo il procedimento tipico/">tipico della conoscenza scientifica: piuttosto che per generalizzazioni induttive (a cui si riduce per P. il verificazionismo neopositivistico), questa procederebbe tramite ipotesi che vengono sottoposte a «severi» tentativi di falsificazione, consistenti nel saggiarne la validità mediante il controllo delle conseguenze empiriche. La continua applicazione di tale metodo, implicante o la temporanea «corroborazione» (termine che P. preferisce a «conferma», che ritiene compromesso con l'epistemologia induttivistica) delle ipotesi o la sostituzione delle teorie falsificate dall'esperienza con nuove teorie, è per P. espressione del carattere mai definitivo del sapere scientifico, ma al tempo stesso garanzia della crescita della conoscenza e del suo indefinito avvicinarsi alla verità. Critico tanto dell'empirismo quanto del convenzionalismo, P. ha sostenuto la priorità delle assunzioni teoriche rispetto ai dati osservativi, che avrebbero la funzione di controllo delle teorie (razionalismo critico), difendendo una teoria della conoscenza per prova ed errore che è successivamente sfociata in una concezione evoluzionistica in cui la conoscenza e la stessa attività scientifica sono considerate continue con l'evoluzione naturale. L'anti-dogmatismo che informa le tesi epistemologiche popperiane è stato esteso da P. anche alle scienze sociali e alla filosofia politica. Particolarmente note sono le sue obiezioni al marxismo, considerato come un esempio di «storicismo» (The poverty of historicism1944-45, trad. it. 19542a ed. 1957, trad. it. 1975), cioè di quel tipo di dottrine metafisiche che pretendono di prevedere il futuro corso della storia sulla base di leggi specificamente storiche, diverse da quelle delle scienze naturali e non soggette a falsificazione. Sul piano della filosofia politica, la concezione fallibilistica della conoscenza ha condotto P. a una critica del totalitarismo (che avrebbe le sue radici in Platone, Hegel e Marx) a difesa di una «società aperta» (The open society and its enemies19455a ed. 1966; trad. it. in 2 voll., 1974) dove ogni soluzione politica sia sottoposta al vaglio della critica e dove sia possibile sperimentare, mediante sistemi democratici, nuove soluzioni in grado di correggere gli errori delle precedenti. Tra le altre opere: Conjectures and refutations (1963; trad. it. 1972); Objective knowledge. An evolutionary approach (1972; trad. it. 1975); Unended quest. An intellectual autobiography (1976; trad. it. 1976: pubblicata dapprima in The philosophy of Karl Popper, a cura di P. A. Schilpp, 1974); The self and its brain (in collab. con J. C. Eccles, 1977; trad. it. in 3 voll., 1981); Postscript to "The logic of scientific discovery" (3 voll., 1982-83; trad. it. 1984). 

Gregory Bateson 1904

Bateson 







Gregory Bateson (1904 – 1980) è stato un antropologo, sociologo, psicologo e studioso di cibernetica britannico, il cui lavoro ha toccato anche molti altri campi. Varrebbe forse la pena considerarlo provocatoriamente prima di tutto un filosofo, nel senso "classico" del termine, per la sua inimitabile capacità di passare da un campo all'altro dello scibile umano creando sintesi assolutamente originali che spesso sono state descritte come olistiche. Due delle sue opere più influenti sono Verso un'ecologia della Mente (1972) e Mente e Natura (1980). In vita, Bateson era famoso soprattutto per aver sviluppato la teoria del doppio legame per spiegare la schizofrenia.

Jean-Paul Sartre 1905

https://youtu.be/CsGsbK0suNE

Sartre, Jean-Paul. - Romanziere, drammaturgo e filosofo francese (Parigi 1905 - ivi 1980). Pensatore tra i più significativi del Novecento, la sua filosofia si riallaccia alla fenomenologia di E. Husserl e all'analitica esistenziale di M. Heidegger. Abbracciato poi il marxismo, S. volle integrarlo con le scienze umane, al fine di fondare un metodo di conoscenza "progressivo-regressivo", capace di ricostruire la formazione globale degli individui. Egli cercò altresì di cogliere le condizioni e le strutture invarianti della dialettica storica. Vasta la sua produzione filosofico-letteraria: tra le sue opere principali meritano di essere citate Le mur (1939; trad. it. 1947); Les mouches (1943); L'existentialisme est un humanisme (1946; trad. it. 1964). Dopo gli studî all'École normale supérieure, dove ebbe condiscepoli P. Nizan e R. Aron e conobbe S. de Beauvoir, cui fu legato per tutta la vita, insegnò filosofia nei licei a Le Havre e a Parigi. Nel 1933-34 usufruì di una borsa di studio presso l'Istituto francese di Berlino. Chiamato alle armi (1939), fu fatto prigioniero dai Tedeschi; liberato nel 1941, tornò a Parigi e partecipò alla Resistenza. Nel 1945 fondò la rivista Les temps modernes, attraverso la quale poté diffondere le sue posizioni filosofiche, politiche e letterarie. Dopo l'esperienza (1948-49) nel Rassemblement démocratique révolutionnaire, critico verso il gaullismo come verso lo stalinismo, si avvicinò alle posizioni della sinistra marxista, accentuando negli anni successivi il suo impegno politico, che, apparso oscillante tra marxismo democratico e comunismo sovietico, gli procurò sia le critiche dei comunisti sia quelle degli anticomunisti (clamorosa la rottura, nel 1952, con A. Camus, e quella, nel 1953, con M. Merleau-Ponty). Intervenne in difesa dell'Indocina (1953), contro la repressione sovietica in Ungheria (1956), a sostegno della libertà algerina (1960), contro i crimini di guerra statunitensi nel Vietnam (nel 1967 fu presidente del Tribunale Russell), contro l'invasione della Cecoslovacchia (1968). Allineatosi durante il "maggio francese" con le posizioni della sinistra extraparlamentare, fu direttore de La cause du peuple (dal 1970), di Révolution (dal 1971) e di Libération (dal 1973). Nel 1964 aveva ottenuto il premio Nobel per la letteratura, che tuttavia rifiutò. Il pensiero filosofico di S. è esposto in una serie di scritti pubblicati tra il 1936 e il 1960: L'imagination (1936; trad. it. 1962); Esquisse d'une théorie des émotions (1939); L'imaginaire (1940; trad. it. 1948); L'être et le néant (1943; trad. it. 1958); il già citato L'existentialisme est un humanisme; Critique de la raison dialectique (1960; trad. it. 1964). A partire dalla fenomenologia di Husserl e dall'esistenzialismo di Heidegger, S. perviene all'elaborazione di un'analisi esistenziale della coscienza, che gli si rivela come un "nulla d'essere". Di qui il tema esistenzialistico dell'assoluta libertà a cui l'uomo è condannato e dell'angoscia e dello scacco a cui la libertà conduce. Il pessimismo radicale del primo periodo della speculazione sartriana sarebbe stato successivamente temperato in una prospettiva intesa a fare dell'esistenzialismo un "umanismo" in cui l'assoluta libertà, dapprima avvertita come fonte di angoscia, viene reinterpretata in termini di responsabilità etica e politica nei confronti della società e della storia. Si comprende così, almeno in parte, l'avvicinamento di S. al marxismo, anche se quello sartriano sarà sempre un marxismo non dogmatico. È soprattutto nella Critique de la raison dialectique che S., pur accettando il materialismo storico e il concetto di alienazione, elabora un'aspra critica del marxismo ufficiale e dell'ideologia dei partiti comunisti, caratterizzati da dogmatismo e sterilità euristica. In particolare, del marxismo ufficiale S. respinge l'economicismo e il materialismo dialettico, proponendo un'integrazione tra marxismo ed esistenzialismo, dalla quale emerga la centralità dell'uomo nella società e nella storia. Strettamente legata alla speculazione filosofica è l'opera letteraria di S., a cominciare dal romanzo La nausée, pubbl. nel 1938 (trad. it. 1947), cui seguirono la già citata raccolta di novelle Le mur e il ciclo di romanzi, rimasto incompiuto, Les chemins de la liberté (L'âge de raison, 1945, trad. it. 1946; Le sursis, 1945, trad. it. 1948; La mort dans l'âme, 1949, trad. it. 1954), in cui dai temi dell'angoscia e della nausea si passa, con la tecnica cinematografica della simultaneità, al dramma generale dell'Europa della seconda guerra mondiale. Nel teatro si avvalse di un'azione breve e violenta e di un linguaggio sobrio per dibattere mediante il ricorso al mito le grandi questioni del mondo contemporaneo: la prima pièce fu la summenzionata Les mouches (1943), una trasposizione moderna dell'Orestiade. Seguirono Huis clos (1944; trad. it., col precedente, 1947), in cui l'idea che ognuno vivendo si crea il proprio inferno è espressa attraverso la figura dei tre personaggi costretti a stare insieme e ad essere ciascuno dei tre il carnefice degli altri due; La putain respectueuse (1946; trad. it. 1947), che affronta il tema del razzismo; Morts sans sépulture (1946), dramma della Resistenza; Le mains sales (1948; trad. it., col precedente, 1949), che contrappone idealismo rivoluzionario e realismo politico; Le diable et le bon Dieu (1951; trad. it. 1966); Nekrassov (1956); Les séquestrés d'Altona (1959, trad. it. 1966). Una forte tensione conoscitiva anima anche il libro autobiografico Les mots (1964; trad. it. 1964) e la ricca produzione saggistica: Réflexions sur la question juive (1946; trad. it. Ebrei, 1948); Baudelaire (1947; trad. it. 1947); Situations, I-X (1947-76), raccolta che include Qu'est-ce que la littérature? (trad. it. 1966); Saint Genet, comédien et martyr (1952; trad. it. 1972), volume introduttivo alle opere di J. Genet; L'idiot de la famille: Gustave Flaubert de 1821 à 1857 (3 voll., 1971-72; trad. it. 1977); ecc. Postumi sono apparsi, tra l'altro: Les carnets de la drôle de guerre (1983, nuova ed. accr., 1995; trad. it. 2002); Cahiers pour une morale (1983; trad. it. 1991); Lettres au Castor et à quelques autres, 1926-1963 (2 voll., 1983; trad. it. 1996), lettere d'amore; il 2º vol. incompiuto della Critique de la raison dialectique (1985; trad. it. 1990); Verité et existence (1989; trad. it. 1991); Les écrits de jeunesse (1990), raccolta di testi composti tra il 1922 e il 1927.


"L'essere e il nulla" di Jean-Paul Sartre. Questo passo riflette il concetto chiave dell'esistenzialismo sartriano, che enfatizza la libertà individuale, la responsabilità e l'autenticità nella vita umana. Sartre sostiene che gli individui sono condannati a scegliere e a dare significato alle proprie azioni in un mondo privo di una guida o di un significato predefinito.


"L'uomo è condannato a essere libero; perché una volta gettato nel mondo, egli è responsabile di tutto ciò che fa. È a suo rischio e pericolo che si fa ciò che si è, e lo stesso è per l'intera umanità."

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