giovedì 12 gennaio 2023

Corso filosofi del XX Secolo: Lezione 4 McLuhan Ricoeur Barthes

Herbert Marshall McLuhan 1911



Herbert Marshall McLuhan (1911 – 1980) è stato un sociologo canadese.
Studiò all'Università di Cambridge, nel Regno Unito e fu influenzato dalla corrente letteraria del New Criticism. Insegnò all'Università del Wisconsin, di Saint Louis, di Cambridge, di Toronto, della Fordham University, dove avvenne l’esperimento di Fordham sugli effetti della televisione. La sua fama è legata alla sua interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno all'ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata. Di qui, la sua celebre tesi secondo cui "il mezzo è il messaggio".
In Galassia Gutemberg McLuhan sottolinea per la prima volta l'importanza dei mass media nella storia umana; in particolare egli discute dell'influenza della stampa a caratteri mobili sulla storia della cultura occidentale. Con essa si compia definitivamente il passaggio dalla cultura orale alla cultura alfabetica. Se nella cultura orale la parola è una forza viva, risonante, attiva e naturale, nella cultura alfabetica la parola diventa un significato mentale, legato al passato. Con l'invenzione di Gutenberg queste caratteristiche della cultura alfabetica si accentuano e si amplificano: tutta l'esperienza si riduce ad un solo senso, cioè la vista. La stampa è la tecnologia dell'individualismo, del nazionalismo, della quantificazione, della meccanizzazione, dell'omogeneizzazione, insomma è la tecnologia che ha reso possibile l'era moderna. Alla base del pensiero di McLuhan troviamo un accentuato determinismo tecnologico, cioè l'idea che in una società la struttura mentale delle persone e la cultura siano influenzate dal tipo di tecnologia di cui tale società dispone. In Gli strumenti del comunicare McLuhan propone una ricerca innovativa nel campo dell'ecologia dei media. È qui che McLuhan afferma che è importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione. Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase "il medium è il messaggio". Per esemplificare il film (contenuto) visto alla televisione o al cinema (medium) ha un effetto diverso sullo spettatore. Ogni medium ha caratteristiche che coinvolgono gli spettatori in modi diversi; da cui la classificazione dei media in caldi e freddi. Sono "freddi" i media che hanno una bassa definizione e che quindi richiedono un’alta partecipazione dell'utente, in modo che egli possa "riempire" e "completare" le informazioni non trasmesse; sono "caldi" invece quelli caratterizzati da un'alta definizione e da una scarsa partecipazione. Ci sono alcuni media che assolvono soprattutto la funzione di rassicurare e uno di questi media è la televisione. Essa non crea delle novità, non suscita delle novità, è quindi un mezzo che conforta, consola, conferma e "inchioda" gli spettatori in una stasi fisica e mentale (poiché favorisce lo sviluppo di una forma mentis non interattiva, al contrario di internet e di altri ambienti comunicativi a due o più sensi). Con l'evoluzione dei mezzi di comunicazione, tramite l'avvento del satellite che ha permesso comunicazioni in tempo reale a grande distanza, il mondo è diventato piccolo ed noi abbiamo assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio, un villaggio globale.

Paul Ricoeur 1913
https://youtu.be/HaYWfanAcIw?si=qpwoFuUDE2XmqtC1

Paul Ricoeur Filosofo, nato a Valence (Drôme) il 25 febbraio 1913 da famiglia protestante. Laureato in filosofia nel 1935, insegnò in vari licei. Mobilitato nel 1939, fu catturato dai tedeschi e rimase prigioniero fino al 1945. Durante la prigionia studiò con Dufrenne la filosofia di Jaspers e lesse le Ideen di Husserl. Dopo la guerra, ottenuto il dottorato in lettere, è stato professore all'università di Strasburgo (dal 1952), alla Sorbona (dal 1956) e attualmente è professore di filosofia nella facoltà di lettere di Parigi-Nanterre e all'università di Chicago, dove occupa la cattedra che fu di P. Tillich. Dopo aver dato alle stampe i frutti delle esperienze esistenzialistiche e fenomenologiche fatte durante il periodo di prigionia (Karl Jaspers et la philosophie de l'existence [con M. Dufrenne], Parigi 1947; Gabriel Marcel et Karl Jaspers. Philosophie du mystère et philosophie du paradoxe, ivi 1948; trad. fr. delle Ideen di Husserl, ivi 1950), R. si è dedicato all'elaborazione di una Philosophie de la volonté, di cui sono sinora apparse le prime due parti: Le volontaire et l'involontaire, Parigi 1950, e Finitude et culpabilité (a sua volta bipartito: I. L'homme faillible; II. La symbolique du mal), ivi 1960, trad. it., Bologna 1970. Mentre la prima parte vuole presentare una fenomenologia dal cogito integrale, la quale tiene conto della corporeità e della sfasatura fra volontario e involontario, la seconda abbandona il terreno fenomenologico, fornendo, anziché un' "eidetica", un' "empirica" della volontà; la riflessione interpretativa sui simboli e sui miti consente di cogliere quella colpa che è all'origine della fallibilità umana e che l'approccio fenomenologico poneva fra parentesi. Nei lavori successivi R., anziché affrontare il tema della trascendenza, che avrebbe dovuto rappresentare l'oggetto della terza parte della sua filosofia della volontà (anch'esso infatti era posto fra parentesi dall'approccio fenomenologico), si è indirizzato, almeno per ora, a un approfondimento dei temi ermeneutici comportati dalla riflessione sul simbolo (De l'interprétation. Essai sur Freud, Parigi 1965, trad. it., Milano 1967; Le conflit des interprétations, ivi 1969; La métaphore vive, ivi 1975; Interpretation theory. Discourse and the Surplus of Meaning, Fort Worth 1976), sempre attento però al luogo linguistico in cui il sacro si annuncia e si rende presente (o, meglio, perennemente alla ricerca di tale luogo)


Roland Barthes 1915




Roland Barthes (1915–1980) saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista.Laureato in lettere classiche alla Sorbona, è docente al liceo di Biarritz poi a Parigi. Diventa lettore all'Università di Alessandria d'Egitto, quindi ricercatore al CNRS, responsabile di ricerca e direttore degli studi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, ed infine docente di Semiologia letteraria al Collège de France. Ha collaborato a numerosi periodici tra i quali l'Esprit e il Tel Quel. Roland Barthes ha scritto e pubblicato numerosi saggi critici di particolare acutezza sugli scrittori classici e contemporanei, Saggi critici (1964), prestando particolare attenzione alle linee di sviluppo della recente narrativa e indicando nel "grado zero" della scrittura, cioè nel modo parlato, la sua più importante peculiarità Il grado zero della scrittura (1953). Si è dedicato inoltre allo studio delle relazioni esistenti tra i miti e i feticci della realtà contemporanea e le istituzioni sociali, Miti d'oggi (1957), Il sistema della moda (1967), ha studiato il rapporto di incontro-scontro tra la lingua intesa come patrimonio collettivo e il linguaggio individuale L'Impero dei segni (1970) e ha sviluppato una teoria semiologica che prende in considerazione le grandi unità di significato Elementi di semiologia (1964). Il criterio da lui proposto oltrepassa la tesi accademico-filologica e si pone come una continua e sollecita interrogazione del testo Critica e verità (1966).

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