mercoledì 4 gennaio 2023

Corso di storia della letteratura: Lezione 6 Ottocento e Novecento


Romanticismo: Il Romanticismo è stato un movimento letterario fondamentale che ha dominato la prima metà del secolo. Gli autori romantici hanno enfatizzato l'individualità, l'emozione, la natura e l'immaginazione. Alcuni dei più grandi poeti romantici includono William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge, Lord Byron e Percy Bysshe Shelley. Opere come "Frankenstein" di Mary Shelley e "Jane Eyre" di Charlotte Brontë riflettono anche influenze romantiche.

Realismo: Il Realismo è emerso nella metà del secolo come una reazione al Romanticismo. Gli scrittori realisti, come Gustave Flaubert, Honoré de Balzac e Émile Zola, si sono concentrati sulla rappresentazione accurata della vita quotidiana e delle condizioni sociali dell'epoca. Questo movimento ha portato a una narrativa più dettagliata e osservativa.


Naturalismo: Il Naturalismo è stato un'estensione del Realismo e ha enfatizzato l'influenza dell'ambiente e delle condizioni sociali sul comportamento umano. Émile Zola è uno dei principali rappresentanti del Naturalismo, con opere come "Germinal" che esplorano le condizioni della classe operaia.


Gothic Revival: Questo movimento ha riportato l'interesse per la letteratura gotica, con autori come Edgar Allan Poe e Nathaniel Hawthorne che hanno scritto racconti e romanzi che mescolano elementi del soprannaturale e dell'orrore.


Letteratura vittoriana: La letteratura vittoriana, che copre il regno della Regina Vittoria del Regno Unito (1837-1901), è caratterizzata dalla moralità, dall'ottimismo e dalla rigidità sociale dell'epoca. Charles Dickens, Charlotte Brontë, Thomas Hardy e George Eliot sono alcuni degli autori più noti di questo periodo.


Poeti vittoriani: Il periodo vittoriano ha visto la fioritura di poeti come Alfred Lord Tennyson, Robert Browning ed Elizabeth Barrett Browning, che hanno affrontato temi di amore, morte e spiritualità.


Realismo psicologico: Scrittori come Fyodor Dostoevsky e Leo Tolstoy hanno esplorato la psicologia umana in profondità nelle loro opere, portando alla nascita del "realismo psicologico" russo.


Letteratura americana del XIX secolo: Gli Stati Uniti hanno prodotto una serie di autori importanti, tra cui Nathaniel Hawthorne, Edgar Allan Poe, Herman Melville, Walt Whitman e Emily Dickinson. Questi scrittori hanno contribuito a definire la letteratura americana e a esplorare temi come la natura, la democrazia e il destino.


Letteratura europea del XIX secolo: Oltre alla Gran Bretagna e alla Francia, molti paesi europei hanno avuto importanti movimenti e autori nel XIX secolo. Ad esempio, Fëdor Dostoevskij e Lev Tolstoj in Russia, Henrik Ibsen in Norvegia e Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Nietzsche in Germania hanno lasciato un'impronta indelebile sulla letteratura e sulla filosofia europea.


Sentimento ed emozione: Il Romanticismo si è opposto all'approccio razionalista dell'Illuminismo, enfatizzando il potere dell'emozione, dell'individualità e della creatività. Gli autori romantici hanno esplorato le profondità dell'esperienza umana, spesso con una sensibilità nostalgica e malinconica.


Natura e sublime: La natura è stata un tema centrale nel Romanticismo, vista come fonte di ispirazione, bellezza e mistero. Il concetto di sublime, ossia la capacità della natura di suscitare sensazioni di meraviglia e terrore, è stato ampiamente esplorato.


Espressione personale: I poeti romantici, come William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge e Lord Byron, hanno enfatizzato l'espressione personale e l'autenticità nei loro scritti. Spesso hanno usato il "Io" lirico per esplorare i propri sentimenti e le proprie esperienze.


Letteratura gotica: Il Romanticismo ha visto l'emergere della letteratura gotica, con opere come "Frankenstein" di Mary Shelley e "Dracula" di Bram Stoker, che esplorano temi dell'orrore, del soprannaturale e della paura.


Nazionalismo e folklore: Molte opere romantiche hanno sottolineato l'importanza della cultura nazionale e del folklore, contribuendo alla formazione di identità nazionali. I fratelli Grimm hanno raccolto e pubblicato fiabe popolari tedesche, mentre autori come Sir Walter Scott hanno celebrato la storia e la cultura scozzesi.


Critica sociale: Nonostante l'attenzione alla sfera personale ed emotiva, il Romanticismo ha anche affrontato temi sociali e politici, in particolare le ingiustizie sociali e le conseguenze della rivoluzione industriale.


Letteratura femminile: Il Romanticismo ha aperto spazi per la letteratura femminile, con autrici come Jane Austen e le sorelle Brontë, che hanno scritto romanzi che esplorano i ruoli delle donne nella società.


Il teatro dell'Ottocento

Il teatro europeo all'inizio dell'Ottocento fu dominato dal dramma romantico. Gli ideali romantici vennero esaltati in modo particolare in Germania. Nel romanticismo si situano Johann Wolfgang von Goethe e Friedrich Schiller, che videro nell'arte la via migliore per ridare dignità all'uomo. Degli ideali romantici e neoclassici si nutrirono molte tragedie di soggetto storico o mitologico. Al romanticismo teatrale fecero riferimento anche gli autori italiani come Alessandro Manzoni con tragedie come l'Adelchi e Il Conte di Carmagnola, oltre a Silvio Pellico con la tragedia Francesca da Rimini , ambientazioni analoghe tornarono anche nel melodramma. Molto importante fu anche il teatro romantico inglese fra i maggiori rappresentanti ci furono Percy Bysshe Shelley, John Keats e Lord Byron. Ma è anche il secolo degli anticonformisti sia a livello artistico sia nella giustizia sociale, ben rappresentati dal society drama portato in scena da Oscar Wilde e degli innovatori come Georg Büchner che precorsero il dramma novecentesco, grazie anche alle regie di Ferdinand Esslair. In Inghilterra, in Francia ed in Italia, in concomitanza con la nascita del naturalismo e del verismo (perenne ricerca della realtà in maniera oggettiva), intorno alla metà del secolo le grandi tragedie cedettero il posto al dramma borghese, caratterizzato da temi domestici, intreccio ben costruito e abile uso degli espedienti drammatici. Il maggiore esponente del teatro naturalista fu Victor Hugo e del teatro verista Giovanni Verga, nell'America Latina Florencio Sánchez seguì la loro scuola e si mise in evidenza.

La letteratura del Novecento è un periodo molto variegato, caratterizzato da una vasta gamma di movimenti, stili e voci letterarie in tutto il mondo. Qui di seguito, fornisco un'ampia panoramica della letteratura del Novecento, con un focus su alcuni dei principali movimenti e autori in diverse parti del mondo:

Europa e America del Nord:

Modernismo e Avanguardie: Inizio del secolo XX, il modernismo fiorì con movimenti come il Cubismo, il Futurismo, il Dadaismo e il Surrealismo. Autori come James Joyce ("Ulisse"), Virginia Woolf ("Mrs. Dalloway") e T.S. Eliot ("La Terra desolata") hanno influenzato profondamente la narrativa moderna.

Esistenzialismo: Nel dopoguerra, l'esistenzialismo emerse come una corrente filosofica e letteraria in Europa. Jean-Paul Sartre ("La nausea") e Albert Camus ("Lo straniero") sono figure chiave di questo movimento.

Realismo Magico: Principalmente in America Latina, il realismo magico ha avuto un impatto significativo. Gabriel García Márquez ("Cent'anni di solitudine") e Isabel Allende ("La casa degli spiriti") sono esempi di autori che mescolano elementi reali e fantastici.

Beat Generation: Negli anni '50 e '60, la Beat Generation, con figure come Jack Kerouac ("Sulla strada") e Allen Ginsberg ("Urlo"), esplorò la ribellione contro i valori tradizionali e la ricerca di una nuova visione del mondo.

Europa Orientale e Russia:

Espressionismo e Dissidenza: In Europa orientale, l'espressionismo e la dissidenza contro i regimi totalitari divennero temi importanti. Autori come Franz Kafka ("Il processo") e Aleksandr Solženicyn ("Un giorno nella vita di Ivan Denisovič") esplorarono l'alienazione e la repressione politica.

Africa e Asia:

Letteratura Postcoloniale: Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la letteratura postcoloniale emerse in Africa e in molte parti dell'Asia. Chinua Achebe ("Cose cadono a pezzi") in Africa e Salman Rushdie ("I versi satanici") in India sono tra gli autori più noti.

Letteratura Afroamericana: La letteratura afroamericana fiorì durante il Novecento con autori come Toni Morrison ("Amatissima") e James Baldwin ("Io, questo ragazzo nero").

Italia:

Neorealismo: Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia fu influenzata dal neorealismo cinematografico e letterario. Autori come Italo Calvino ("Il sentiero dei nidi di ragno") esplorarono le vite quotidiane e le conseguenze della guerra.

Letteratura Contemporanea: Nel tardo Novecento e oltre, autori come Umberto Eco ("Il nome della rosa") e Elena Ferrante ("L'amica geniale") hanno continuato a plasmare la letteratura italiana.

Giappone:

Haruki Murakami: Con romanzi come "Norwegian Wood" e "1Q84", Murakami ha guadagnato fama internazionale, fondendo elementi di realismo magico e surrealismo.

Conclusioni:

La letteratura del Novecento è un vasto campo di studio, con molte correnti e voci diverse che riflettono il caos e la complessità del secolo. I movimenti letterari del periodo hanno influenzato il modo in cui pensiamo alla narrazione, alla società e alle esperienze umane.

Il teatro del Novecento

Il Novecento si apre con la rivoluzione copernicana della centralità dell'attore . Il teatro della parola si trasforma in teatro dell'azione fisica, del gesto, dell'emozione interpretativa dell'attore con il lavoro teorico di Konstantin Sergeevič Stanislavskij e dei suoi allievi, Vsevolod Ėmil'evič Mejerchol'd su tutti. Il Novecento aprì anche una nuova fase che portò al centro dell'attenzione una nuova figura teatrale, quella del regista che affiancò le classiche componenti di autore e attore. Fra i grandi registi di questo periodo vanno citati l'austriaco Max Reinhardt e il francese Jacques Copeau e l'italiano Anton Giulio Bragaglia. Con l'affermarsi delle avanguardie storiche, come il Futurismo, il Dadaismo e il Surrealismo, nacquero nuove forme di teatro come il Teatro della crudeltà di Antonin Artaud, la drammaturgia epica di Bertolt Brecht e, nella seconda metà del secolo, il teatro dell'assurdo di Samuel Beckett e Eugène Ionesco modificarono radicalmente l'approccio alla messa in scena e determinano una nuova via al teatro, una strada che era stata aperta anche con il contributo di autori come Jean Cocteau, Robert Musil, Hugo von Hofmannsthal, gli scandinavi August Strindberg e Henrik Ibsen; ma coloro che spiccarono tra gli altri, per la loro originalità furono Frank Wedekind con la sua Lulù e Alfred Jarry l'inventore del personaggio di Ubu Roi.

Contemporaneamente però il teatro italiano fu dominato, per un lungo periodo, dalle commedie di Luigi Pirandello, dove l'interpretazione introspettiva dei personaggi dava una nota in più al dramma borghese che divenne dramma psicologico. Mentre per Gabriele D'Annunzio il teatro fu una delle tante forme espressive del suo decadentismo e il linguaggio aulico delle sue tragedie va dietro al gusto liberty imperante. Una figura fuori dalle righe fu quella di Achille Campanile il cui teatro anticipò di molti decenni la nascita del teatro dell'assurdo.

La Germania della Repubblica di Weimar fu un terreno di sperimentazione molto proficuo, oltre al già citato Brecht molti artisti furono conquistati dall'ideale comunista e seguirono l'influenza del teatro bolscevico, quello dell'agit-prop di Vladimir Majakovskij, fra questi Erwin Piscator direttore del Teatro Proletario di Berlino e Ernst Toller il principale esponente teatrale dell'espressionismo tedesco.

Nella Spagna del primo dopoguerra spicca la figura di Federico García Lorca (1898-1936) che nel 1933 fece rappresentare la tragedia Bodas de sangre (Nozze di sangue) ma le sue ambizioni furono presto represse nel sangue dalla milizia franchista che lo fucilò vicino a Granada.

Intanto, si approfondisce la lezione di Stanislavskij sul lavoro dell'attore anche grazie agli allievi del maestro russo. La visione del teatro di Stanislavskij porta alla nascita del Group Theatre nel 1931 - fondato da Harold Clurman, Cheryl Crawford e Lee Strasberg - attivo per 10 anni. La ricerca proseguirà anche dopo lo scioglimento del gruppo con attori, registi e insegnanti come Stella Adler, Lee Strasberg (che dirigerà poi l'Actor's Studio, dal 1951 al 1982) e Sanford Meisner, considerato da molti il miglior pedagogo della sua generazione.

L'Actor's Studio viene fondato alcuni anni dopo lo scioglimento del Group Theatre, nel 1947, da Elia Kazan, Cheryl Crawford, Robert Lewis e Anna Sokolow (qui vi studiarono, tra gli altri, Marlon Brando, Al Pacino, Robert De Niro).

Teatro italiano nel regime fascista

«Occorre che gli autori italiani in qualsiasi forma d’arte o di pensiero si manifestino veramente e profondamente interpreti del nostro tempo, che è quello della Rivoluzione fascista» (Mussolini)

Necessarie premesse nell'esaminare il rapporto tra il regime dittatoriale e il teatro sono quelle che riguardano l'ideologia culturale fascista, la sua organizzazione e le condizioni dell'arte dello spettacolo nell'Italia dell'epoca. 

La critica concorda quasi all'unanimità nel ritenere che non vi sia stato un "teatro fascista" interamente rappresentativo della ideologia e dei valori fascisti. 

Questo non significa che il fascismo si disinteressò di quanto veniva rappresentato anzi «intuì subito l'importanza (o la pericolosità) del palcoscenico» come uno degli elementi per l'organizzazione del consenso da parte dell'opinione pubblica borghese, di quel ceto medio che allora preferiva assistere alle rappresentazioni della commedia di costume, quella che fu poi chiamata «delle rose scarlatte», o del teatro dei «telefoni bianchi» di Aldo De Benedetti dove la presenza di un telefono bianco in scena stava ad indicare l'adesione alla modernità della classe media rappresentata in commedie stereotipate incentrate prevalentemente su trame basate sul classico triangolo amoroso il cui fine era primariamente quello di svagare e divertire il pubblico e non di indottrinarlo politicamente.

Da questo punto di vista il regime prese atto che il teatro italiano non aveva colto le novità ideologiche portate dal fascismo.

Il Ministro della Cultura Popolare Dino Alfieri parlando alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni nel 1939 dichiarava che nella produzione teatrale italiana «...al risultato quantitativo non ha corrisposto un pari risultato qualitativo, specialmente per quanto riguarda l'auspicata nascita di un teatro drammatico che esprima i motivi ideali e i valori dello spirito fascista».

Ossequenti all'invito del Duce, durante tutto il periodo fascista, una congerie di compagnie filodrammatiche, espresse da quella stessa classe media che aveva sostenuto il fascismo, si esercitò nella produzione di testi teatrali inneggianti al regime e spesso direttamente dedicati a Mussolini «per gratitudine verso colui che l'Italia tutta guida e anima, ammaestra e comanda». Lo stesso Mussolini si avventurò nella scrittura di tre canovacci teatrali che il noto drammaturgo e regista Giovacchino Forzano completò e mise in scena naturalmente con grande successo.

Di un teatro fascista si può quindi parlare riferendolo a quegli autori che, in modo dilettantesco e per ottenere i favori del regime, scrissero una serie di copioni dai contenuti ideologici fascisti celebranti la nascita del fascismo e le sue conquiste militari e sociali; lavori questi che non ebbero però mai risonanza presso il grande pubblico.

Dell'assenza di una produzione teatrale fascista dai toni elevati ebbe modo di lamentarsi lo stesso Mussolini in un discorso tenuto il 28 aprile 1933, al teatro Argentina di Roma, in occasione del cinquantenario della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori): «Ho sentito parlare di crisi del teatro. Questa crisi c'è, ma è un errore credere che sia connessa con la fortuna toccata al cinematografo. Essa va considerata sotto un duplice aspetto, spirituale e materiale. L'aspetto spirituale concerne gli autori: quello materiale, il numero dei posti. Bisogna preparare il teatro di massa, che possa contenere 15 o 20 mila persone. La Scala rispondeva allo scopo quando un secolo fa la popolazione di Milano contava 180 mila abitanti. Non risponde più oggi che la popolazione è di un milione. La limitazione dei posti crea la necessità degli alti prezzi e questi allontanano le folle. Invece il teatro, che, a mio avviso, ha più efficacia educativa del cinematografo, deve essere destinato al popolo, così come l'opera teatrale deve avere il largo respiro che il popolo le chiede. Essa deve agitare le grandi passioni collettive, essere ispirata ad un senso di viva e profonda umanità, portare sulla scena quel che veramente conta nella vita dello spirito e nelle ricerche degli uomini. Basta con il famigerato “triangolo”, che ci ha ossessionato finora. Il numero delle complicazioni triangolari è ormai esaurito... Fate che le passioni collettive abbiano espressione drammatica, e voi vedrete allora le platee affollarsi. Ecco perché la crisi del teatro non può risolversi se non sarà risolto questo problema.»

Nei teatri italiani non mancava invece il grande pubblico, quello affezionato al teatro di varietà che con le sue ricche scene, le musiche, la bellezza delle ballerine ma soprattutto le irriverenti battute degli attori comici, il cui copione si adattava in modo estemporaneo all'attualità immediata degli avvenimenti politici, rendendolo quasi impossibile controllarlo dalla censura, rappresentava veramente quel teatro di massa che avrebbe voluto il fascismo che in fondo però accettava di buon grado questa forma di spettacolo atta ad allontanare la sensibilità pubblica dai gravi avvenimenti che segnavano la politica del regime. Così nonostante l'opposizione alle lingue dialettali trionfava il teatro dialettale, le farse alla De Filippo, che in assenza, per le sanzioni alla Francia, del vaudeville e della pochade, offriva al pubblico italiano un valido sostituto.

Le ingerenze però soprattutto della censura fascista impedirono un originale sviluppo del teatro che sino alla caduta della dittatura rimase fermo alle innovazioni teatrali dell'inizio del 900, al teatro Dannunziano e Pirandelliano, ambedue del resto legittimati dal fascismo. Agli inizi del 900, prima dell'avvento del fascismo il teatro italiano era caratterizzato da uno spirito anarchico, individualistico e pessimistico[20] ma ora questi temi non potevano essere affrontati con un regime dichiaratamente ottimista sulle sorti della società italiana dalla produzione teatrale che in realtà si paralizzò e si isterilì.

Secondo dopoguerra

La ricerca degli anni '60 e '70 tenta di liberare l'attore dalle tante regole della cultura in cui vive (seconda natura), per mettersi in contatto con la natura istintiva, quella natura capace di rispondere in modo efficiente e immediato. In questo percorso, il teatro entra in contatto con le discipline del teatro orientale, con lo yoga, le arti marziali, le discipline spirituali di Gurdjeff e le diverse forme di meditazione. L'obiettivo di perfezionamento dell'arte dell'attore diventa insieme momento di crescita personale. La priorità dello spettacolo teatrale, l'esibizione di fronte ad un pubblico, diventa in alcuni casi solo una componente del teatro e non il teatro stesso: il lavoro dell'attore comincia molto prima. L'influenza di questo approccio sul movimento teatrale del Nuovo Teatro è stato immenso, basti pensare all'Odin Teatret di Eugenio Barba, al teatro povero di Jerzy Grotowski, al teatro fisico del Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina.

Con le avanguardie italiane si assiste anche qui a uno "svecchiamento" del repertorio tradizionale, grazie al lavoro di drammaturghi come Eduardo De Filippo e Dario Fo, allo sperimentalismo di Carmelo Bene e Leo De Berardinis, al lavoro di grandi registi come Giorgio Strehler e Luchino Visconti. In Germania fu fondamentale l'apporto di Botho Strauß e Rainer Werner Fassbinder, in Francia, fra gli altri, Louis Jouvet che i testi estremi di Jean Genet, degno figlio della drammaturgia di Artaud.

Anche la Svizzera ha contribuito nel corso del '900 all'evoluzione del teatro europeo con autori come Friedrich Dürrenmatt (1921-1990) e Max Frisch (1911-1991). Dalla Polonia arrivano grandi innovazioni nella concezione di una messinscena grazie a Tadeusz Kantor (1915-1990) pittore, scenografo e regista teatrale tra i maggiori teorici del teatro del Novecento. Il suo spettacolo La classe morta (1977) è tra le opere fondamentali della storia del teatro.

Il XX secolo è stato un periodo molto prolifico per il teatro, con molti autori che hanno lasciato un'impronta indelebile sulla scena teatrale mondiale.


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